Chianti o Chianti Classico

Il Chianti non si fa in Chianti, in Chianti si fa il Chianti classico, confusi? Molto probabile.

L’affermazione sopra riportata non è uno scioglilingua, ma la semplice verità che pochi conoscono e che all’estero ignorano quasi totalmente. Se pensiamo che le parole italiane più diffuse sono: Pizza, pasta, gelato e Chianti ci rendiamo conto di cosa implica l’affermazione sopra riportata.

Ma quindi cosa è il Chianti? Risposta semplice, la meravigliosa zona compresa tra Firenze e Siena. Giusto? Giusto. Semplicistico, ma difficile dire che è sbagliato. Quindi in Chianti si beve il Chianti, giusto? No, sbagliato. O Meglio, bere si può bere quello che ci pare dove ci pare, ma se intendiamo che in Chianti il vino locale è il Chianti, l’affermazione è sbagliata, perché in Chianti si fa il Chianti Classico.

Confusi? Forse un po’ meno, ma ancora ci sono molti punti oscuri. Vediamo di chiarire un po’ questo dubbio che fino a poco fa, magari, non avevate.

La corrispondenza ufficiale tra il nome del vino rosso toscano e il nome del territorio Chianti risale al 1716, quando il Granduca di Toscana Cosimo III definì i confini dell’area di produzione del Chianti compresa fra le città di Firenze e Siena. Questa storia è molto carina, tanto che il marchio Gallo Nero nasce appunto da qui, ma non vogliamo perderci in storie parallele. Furono poste così le basi per quella che sarà la prima zona vinicola delimitata e definita per legge.
Quando la produzione del vino Chianti divenne insufficiente per far fronte alla crescente domanda, i contadini dei territori limitrofi cominciarono a produrre un vino rosso toscano che utilizzava gli stessi sistemi e uvaggi dell’area del Chianti. Inizialmente il vino fu definito ‘all’uso Chianti’, per essere poi chiamato semplicemente ‘Chianti’.
Da qui ha origine la confusione sulle denominazioni Chianti DOCG e Chianti Classico DOCG. Alcuni credono si tratti della stessa zona di produzione, altri pensano che la seconda sia una ‘sottozona’ della prima.
È in questo contesto che nacque nel 1924 il Consorzio per la difesa del vino Chianti e della sua marca di origine: un gruppo composto da 33 produttori di vino rosso toscano decise di creare un organismo di controllo a tutela dei plagi. Successivamente, nel 1932, anche il governo italiano emanò un decreto ministeriale per differenziare il Chianti Classico dal Chianti.
Dunque, esistono due tipi di vino rosso toscano chiamati ‘Chianti’, con due relative zone di produzione, disciplinari differenti e appositi Consorzi di Tutela.

Il Chianti Classico è il vino originale del Chianti.

Vecchie storie, diatribe che hanno basi molto antiche e che ancora oggi creano confusione, vi suona familiare?

«Classico», infatti, significa «il primo», «l’originale». Il Chianti Classico DOCG viene vinificato in una zona ben precisa che comprende per intero i comuni di Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Radda in Chianti e in parte quelli di Barberino Val d’Elsa, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano in Val di Pesa e Tavarnelle Val di Pesa.

Mentre il Chianti Doc e DOCG si produce nelle aree intorno, comprese nelle province di Pistoia, Prato, Firenze, Siena e Arezzo, decisamente un’area più grande.

Non ci addentreremo troppo nello specifico di ogni singola zona e le sue caratteristiche, ma ci limiteremo a dire che di Chianti ne abbiamo circa sette denominazioni:

Chianti colli Fiorentini, Chianti Rufina, Chianti colli Senesi, Chianti colli Aretini, Chianti Colli pisani e il Chianti Montalbano, questa non è la sede, ma per dovere di cronaca dentro queste aree c’è anche la DOCG del Carmignano.

Una cosa è sicura: in Toscana si fa del gran Vino. Piccole differenze, diatribe millenarie per nomi e definizioni delle zone di produzione, ma quello che conta è che la zona è perfetta per produrre dei vini rossi eleganti, morbidi e complessi, come i toscani…

Ma è solo una differenza di zona? Non solo. Certo la differenza è dove si produce, ma ci sono alcune piccole differenze anche su ciò che possiamo trovare all’interno della bottiglia.

Sia il Chianti che il Chianti Classico sono ottenuti principalmente da uve sangiovese. Il Chianti deve contenere un minimo di 70% di sangiovese, mentre nel Chianti Classico la percentuale sale all’80. Il resto è un uvaggio con varietà internazionali quali cabernet sauvignon, merlot, o syrah; oppure varietà locali come il canaiolo o colorino. Il Chianti può essere anche 100% Sangiovese.

Basta cosi? Non ancora…

Secondo il disciplinare di produzione, le etichette di Chianti Classico si dividono in: annata, riserva e gran selezione.

Le principali distinzioni tra le tre qualità riguardano il tempo di invecchiamento, 12 mesi per annata, 24 mesi per riserva e 30 mesi per gran selezione, ed il grado alcolico, 12% vol. per annata, 12,5% vol. per riserva, 13% vol. per gran selezione.

E il Gusto?

Vi sono delle differenze anche in quanto a caratteristiche organolettiche

In generale, il Chianti è un rosso secco, sapido, con una buona acidità, sentori di fragola e frutti rossi che gli permettono di essere abbinato a moltissimi piatti. Ricordate l’immagine del fiasco impagliato che si trova in moltissime trattorie? Era quella la bottiglia tradizionale di questo popolarissimo vino.

Il Chianti Classico DOCG ha colore rubino brillante, tendente al granato e odore profondamente vinoso. Il gusto è asciutto, sapido tendente con il tempo al morbido vellutato. Eccezionale da abbinare ad una Bistecca alla Fiorentina (ps. Sotto tre dita è carpaccio..)

Se pensiamo che queste sono solo alcune delle migliaia di storie che girano introno alle bottiglie che tanto amiamo, non vi viene voglia di scoprire di più? A voi la scelta, ricordatevi solo che non è buono ciò che è buono è buono ciò che vi piace…