Luoghi comuni sulla birra

Sfatiamo qualche mito sulla birra: un vero intenditore non ama i luoghi comuni.

Doppio/Triplo/Quadruplo malto

Questa dicitura legale tutta italiana sta ad indicare il Grado Plato, ovvero la densità iniziale del mosto, ovvero la proporzione tra acqua e zuccheri prima che vengano trasformati in alcool.
La cosa interessante è che non è per forza detto che un’alta densità porti ad un alto grado alcolico; comunemente si ma non è sempre così. Quindi quando noi chiediamo una birra doppio malto in realtà stiamo chiedendo una birra superiore ai 5,9 gradi alcolici, cioè, stiamo dando un’indicazione incompleta.

È come se andassimo dal concessionario e chiedessimo “vorrei un 2000 di cilindrata” senza indicarne il colore e il modello. Doppio malto è solamente una vecchia dicitura legale, ma tutt’ora in vigore, che serve solamente per il conteggio dell’accisa e per mettere confusione nei consumatori. Doppio, infatti, non indica la quantità di malti utilizzati. È molto curioso ed indicativo che all’estero nessuna sappia cosa “double malt” stia ad indicare.

La birra scura è forte

Ammettendo che per “forte” si intenda il grado alcolico il colore non influenza in alcun modo questo valore. Una birra può essere nera come la notte ed avere 4 gradi e un’altra pallida ed averne 9. Il colore influenza solamente l’aroma e il gusto.

Questa birra è calda

Bere birra freddissima è una cattiva abitudine che ci è stata insegnata dalla pubblicità. Servire una birra a temperatura bassissima, infatti, annienta totalmente gli aromi e i sapori. Tutto a scapito delle qualità che risulta impercettibile. Quando, invece, si sale di temperatura gli aromi e i sapori si sprigionano facendo così capire al consumatore di stare bevendo una birra di carattere o meno. A seconda dello stile una birra può essere perfettamente consumata tra i 5 e i 15 gradi.

Bionda e Rossa

Bionde, rosse e brune sono le signore non le birre.
Le birre sono chiare, ambrate o scure. (cit…)

La birra gonfia

La birra non gonfia, è la co2 che lo fa. L’anidride carbonica, se agitata, è un gas che aumenta il proprio volume in maniera incredibile. Il che significa che la piccola quantità inserita nella birra può diventare gigantesca nel nostro stomaco se non viene fatta disperdere. Per questo l’importanza di una buona spillatura sia da spina che da bottiglia.

Bere dalla bottiglia

Sbagliatissima e pessima abitudine che andrebbe scoraggiata ed abolita. Bere senza bicchiere rovina il lavoro del birraio poiché inserisce nel nostro stomaco la co2 usata solamente per riempire le bottiglie o derivata dalla rifermentazione per alcuni stili. Questa anidride carbonica in eccesso va in tutti i modi fatta disperdere versandola. Persino poco igienica.

In Germania la birra non è gassata

Semplicemente perché è stata spillata meglio. Non serve fare 1000km per bere birra spillata bene.

L’amaro e l’acido

Mentre il dolce e il salato sono gusti molto comuni nel nostro abitudinario l’amaro e soprattutto l’acido sono qualcosa a cui serve fare l’abitudine. Qualcosa di estremo come primo assaggio verrà quasi sicuramente rifiutato; per questo serve un paziente percorso verso lo scopo di far abituare il palato a sapori nuovi che regaleranno sensazioni indimenticabili.

Vorrei una birra cruda

“Termine dal significato piuttosto assurdo per una bevanda che per diventare tale deve per forza essere prima scaldata e poi bollita. Probabilmente con cruda si intende il processo di non pastorizzazione delle birre, un sistema chimico che permette da una parte di stabilizzare il prodotto ma dall’altra “uccide” le caratteristiche organolettiche.

La birra non mi piace

Difficile! Esistono, infatti, centinaia di stili di birre tutte diverse tra loro. Quando si sente dire che non mi piace la birra probabilmente coloro che lo dicono si riferiscono ad una banale birra da discount sempre uguale a se stessa. 

Vorrei una birra con tanti luppoli

Il numero di luppoli può significare solamente un bouquet aromatico più complesso. Non significa che sia più amara né tantomeno che sia migliore. Dipende dalla tipologia e dalla quantità. Una birra può essere amarissima e profumatissima usando un solo tipo di luppolo (in grande quantità) e una poco amara e poco profumata ed essere composta da 10 tipologie di luppolo.

Mi togli la schiuma per favore… Una birra senza schiuma!

Primo: la schiuma non si paga. La schiuma è sempre sopra la tacca della quantità e spesso oltrepassa il limite stesso del bicchiere (come negli stili classici tedeschi). A parte però il lato economico ed estetico la schiuma ha due importantissime funzioni: la prima, quella di proteggere la birra dall’ossidazione. Il contatto con l’aria è infatti deleterio poiché l’ossigeno va lentamente a compromettere il sapore della nostra bevanda.
Il secondo scopo della schiuma è quello di veicolare meglio i profumi…un buon cappello di schiuma permette, infatti, una migliore valorizzazione degli aromi da luppolo.

Qual’è la birra più buona?

Semplicemente nessuna.
Quella che può essere la migliore per me non lo può essere per altri.
Ci sono birre perfette per alcuni momenti e birre perfette per altri.
Quindi a questa domanda risponderemo semplicemente:

quella che ti piace di più.

Birra artigianale VS Birra industriale

Il primo mito da sfatare è come in ogni settore. Artigianale non è sinonimo di “più buono” e industriale non è sinonimo di “più cattivo”. Il fatto che sia prodotta con metodi artigianali non ne pregiudica la qualità. Se volessimo definirne la differenza si potrebbe riassumere parlando di filosofia produttiva. L’industria produce in primis per il guadagno mentre l’artigiano come ideale produce in primis per la sua idea di qualità.
Ma cos’è la birra artigianale? Ad oggi, in Italia, abbiamo una vera e propria dicitura legale che chiarisce la definizione.
Il 18 febbraio 2016: All’articolo 2 della legge 16 agosto 1962, n. 1354, dopo il comma 4 è stato aggiunto il seguente: 4-bis.
Si definisce birra artigianale la birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e microfiltrazione.
Ai fini del presente comma si intende per piccolo birrificio indipendente un birrificio che sia legalmente ed economicamente indipendente da qualsiasi altro birrificio, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio, che non operi sotto licenza e la cui produzione annua non superi i 200mila ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantità di prodotto per conto terzi.”